Commercialista, una professione ad alto rischio
di Andrea Bongi
Italia Oggi
Mercoledì 30 settembre 2020
Commercialista, una professione ormai ad alto rischio. L'assistenza e la
consulenza continue ai clienti espongono sempre più spesso questa tipologia
di liberi professionisti ad un fuoco incrociato che può arrivare da più
parti. Non ci sono soltanto i rischi di responsabilità civile e penale,
imputati al commercialista in concorso con il cliente, ma anche il pericolo
di incorrere in sanzioni per violazione delle normative più disparate. Dalla
privacy, all'antiriciclaggio, solo per citarne alcune fra le più insidiose.
Come se tutto ciò non bastasse il commercialista è spesso anche additato,
impropriamente, agli onori delle cronache mediatiche.
Sono questi gli scenari che sono emersi nel corso delle tavole rotonde
tenutesi in occasione del Convegno nazionale di Anc, dello scorso 25
settembre ad Alghero.
A scuotere le fondamenta della categoria professionale l'intervento, di
notevole spessore tecnico-giuridico, di Antonio Laudati, sostituto
procuratore della Direzione nazionale antimafia. Citando un recente caso
finito nelle aule della Corte di cassazione, Laudati ha elencato, uno ad
uno, tutti i possibili elementi che possono far finire il commercialista sul
banco degli imputati, in concorso di colpa con il cliente. La teoria
giurisprudenziale del c.d. «dolo eventuale», le insidie della normativa
antiriciclaggio e le omissioni in termini di segnalazione di operazioni
sospette nonchè la specifica ed insidiosa fattispecie di reato prevista a
carico del professionista - quale ideatore di modelli seriali di evasione
fiscale –di cui all'articolo 13-bis del dlgs n. 74/2000. Un vero e proprio
fuoco incrociato che finisce per attrarre nella rete processuale, sempre più
di frequente, anche il commercialista che essendo sempre più vicino
all'imprenditore – anche per effetto delle nuove tecnologie informatiche –
«non poteva non sapere».
Durante i lavori congressuali sono emerse anche le conseguenze di recenti
fatti di cronaca durante i quali i media hanno enfatizzato, spesso anche a
sproposito, la presenza del «commercialista» nelle varie fattispecie
penalmente rilevanti. Spesso, si è fatto notare, trattasi di soggetti non
iscritti all'albo ma che, nonostante ciò, per l'opinione pubblica possono
comunque essere definiti quali commercialisti o presunti tali. Le
conseguenze di questa pubblicità negativa per la categoria sono nefaste.
Soprattutto se tali notizie vengono riprese ed amplificate da personaggi di
rilievo pubblico o peggio ancora, da esponenti di punta questo o quel
partito politico.
Eppure la categoria professionale in questione avrebbe molte frecce al
proprio arco attraverso le quali rispondere a tali virulenti attacchi. Fra
queste una di rilievo, oggetto di una specifica tavola rotonda durante i
lavori del suddetto convegno nazionale, riguarda il rispetto degli obblighi
della disciplina antiriciclaggio. Lo stesso sostituto procuratore Antonio
Laudati e Ranieri Razzante, docente di intermediazione finanziaria, hanno
sottolineato con forza come i commercialisti stiano recependo le
disposizioni della normativa antiriciclaggio, aumentando anche il numero e
soprattutto la qualità delle segnalazioni sospette (c.d. SOS).
L'essere soggetti a tali obblighi, nonché a quelli deontologici e di
formazione professionale continua, dovrebbero costituire un titolo di merito
che la categoria potrebbe vantare con efficacia per distinguersi sul
mercato.
Che l'attività del commercialista debba comunque evolversi è ormai un dato
di fatto. Lo stesso presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani,
presente ai lavori del convegno, non ha esitato nel ricordare ai presenti
come le attività collegate alla contabilità ed agli adempimenti di natura
meramente formale siano destinate, da qui a breve, ad essere sempre meno
gratificanti nel novero delle attività che può svolgere il dottore
commercialista.
Nota: il contenuto del documento deve essere interpretato in relazione al periodo
in cui è stato redatto.
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