La felicità sul posto di lavoro non è un lusso e non va sottovalutata
di Roberto D'Incau
Novembre 2019
Pubblicato sul sito www.huffingtonpost.it in data 28 novembre 2019.
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Un tempo essere felici al lavoro non era così importante: si sottovalutava totalmente l'aspetto emozionale del lavoro, e si
pensava che non fosse poi così importante in un posto di lavoro, o condividere i valori dei propri colleghi. Tutto sommato,
l'importante era entrare in un percorso di carriera che funzionava, e si tendeva a stare nello stesso posto parecchi anni,
che ci piacesse o meno il nostro lavoro.
Si dava, insomma, molta più importanza agli aspetti hard della propria vita professionale, carriera, sicurezza del posto di
lavoro e retribuzione in primis, e molto meno agli aspetti soft.
Oggi però la prospettiva è diversa, sappiamo benissimo che sacrificare tutto a una carriera che non ci appartiene alla lunga
non ci porta da nessuna parte, e siamo molto più connessi con la nostra parte emotiva: le priorità sono cambiate, e
sicuramente stanno cambiando, molto, per i più giovani. Proprio la maggiore fluidità del mondo del lavoro ci ha fatto
confrontare con le nostre aspettative e con quello che vogliamo davvero.
Peraltro, è ormai assodato dagli studi di management che le persone che non hanno un vero engagement col loro lavoro da un
lato sono più tristi delle persone che invece ce l'hanno, portano negatività nelle relazioni coi colleghi e coi capi, e il
loro mood ha un effetto decisamente negativo sull'atmosfera lavorativa e anche sulla performance. Quindi la non felicità sul
luogo di lavoro è ben lungi dall'essere un lusso, e invece ha impatti molto tangibili sul benessere, psicologico e fisico,
delle persone e anche sull'attività lavorativa stessa e sui risultati.
Ma cosa serve davvero per essere più felici al lavoro? Una visione condivisa di dove va l'azienda, e degli obiettivi di
quello che si fa, in termini di "purpose": è molto utile, e deve essere condivisa da capi ispiranti, non solo carismatici.
Avere buone relazioni coi colleghi, coi capi, è davvero fondamentale, perché il tempo passato in azienda è decisamente
superiore a quello che si passa con gli amici.
Last but not least, una migliore consapevolezza di sé e dei propri meccanismi: questo è esattamente il tema di "Lessico
della Felicità", il libro che ho scritto insieme a Laura D'Onofrio, che parla molto, non a caso, anche di felicità
professionale.
È proprio una nuova consapevolezza di sé, delle proprie dinamiche sul lavoro, relazionali, emotive, che ci permette di
restare, se lo vogliamo, sul luogo di lavoro, senza scappare alla prima difficoltà, ad esempio col capo: mantenere le
relazioni, cambiando gli atteggiamenti, i pensieri, le azioni, è davvero fondamentale per cambiare, senza andarsene, ma con
un maggiore tasso di felicità.
Nota: il contenuto del documento deve essere interpretato in relazione al periodo
in cui è stato redatto.
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