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Rassegna stampa - Documento |
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In quattro nel «consorzio» per lo sconto sui rating interni
di Luca Davi
Il Sole 24 Ore
Domenica 20 agosto 2017
Fino ad oggi adottati (per indisponibilità di dati e motivi di costo) solo dalle più grandi banche italiane, ora i
modelli interni potrebbero essere applicati anche da un pool di banche medie. Con potenziali vantaggi in termini di
minori accantonamenti e quindi di risparmio sul capitale. È questo il progetto comune a cui stanno lavorando Banca
Popolare di Bari, Banco Desio, CariBolzano e Cassa di risparmio di Asti. I quattro istituti hanno aperto un cantiere
comune con l'obiettivo di dotarsi di un sistema di modelli interni di pool con cui superare l'attuale approccio standard.
La soluzione, studiata da Kpmg, permette di sfruttare le sinergie derivanti dall'utilizzo della piattaforma comune
Cedacri, alla quale le banche sono associate. «In questa maniera - spiega Giovanni Pepe, partner Kpmg Advisory - le
banche possono allinearsi alle prassi dei grandi istituti in termini di quantificazione dei rischi e di politiche di
erogazione del credito, anche in vista dei nuovi principi contabili Ifrs 9». Inoltre, l'utilizzo dei modelli interni ai
fini della quantificazione del capitale pone le banche italiane di media dimensione sullo stesso piano di quelle più
grandi, ed in generale delle altre banche europee per le quali l'impiego dei modelli interni è molto più frequente di
quanto avvenga in Italia.
Il progetto nelle sue linee guida è stato già presentato a Banca d'Italia, cui toccherà anche la validazione finale dello
schema nel rispetto delle indicazioni Bce. Le tempistiche non sono immediate (l'orizzonte temporale per l'ok della
Vigilanza è nei prossimo biennio), anche perché le banche dovranno dotarsi di strutture interne adeguate a governare il
rischio, ma è evidente che così facendo le quattro banche mettono il primo tassello fondamentale di un piano che può
dare un contributo importante ai fini del rafforzamento patrimoniale. Nell'ipotesi di una piena adozione dei modelli su
tutti i segmenti di portafoglio crediti, la validazione potrebbe far ridurre i risk weighted asset del 20% circa, con
impatti significativi sul Cet 1 ratio. Risultati che sarebbero in linea con quelli delle banche già validate, gruppo
formato da istituti del calibro di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco-Bpm, Mps, Bper e Credem. Non è escluso peraltro che
altre banche medie entrino nel progetto in una seconda fase.
A consentire l'utilizzo di dati aggregati o esterni per la quantificazione del rischio del resto è l'Eba e la stessa Crr.
Ma a suggerirlo è anche la pratica. In Germania diverse banche di medie dimensioni hanno avuto il disco verde
dall'Autorità nazionale a utilizzare i modelli sviluppati da società esterne. A beneficiare dell'iniziativa sono in
particolare sono alcune Landesbanken e Sparkassen che, nonostante la limitatezza della dimensione e delle capacità di
spesa, sono riuscite a rientrare nell'ampia fetta di banche autorizzate all'uso dei sistemi Irb ai fini regolamentari.
La questione dei modelli interni è tecnica, ma l'effetto è tutt'altro che marginale. Grazie all'adozione di questi schemi
di valutazione - che sono disegnati "su misura" e sulla storia dell'effettiva rischiosità dei singoli istituti - le
banche possono essere più efficienti nella valutazione dei portafogli. Minori sono gli accantonamenti sui crediti,
maggiore è il capitale a disposizione. Non proprio un dettaglio, in una fase storica in cui le banche devono far fronte
a richieste patrimoniali sempre più stringenti. E a confermare quanto il tema dei modelli di rating sia oramai
strategico, basti pensare che sulla questione si sta giocando una partita su scala globale. Nell'ambito della revisione
di Basilea 3, le banche Usa premono sull'Europa per porre una limitazione al beneficio che i modelli interni, prevalenti
tra le banche del Vecchio Continente, hanno rispetto a quelli standard, più comuni oltre Oceano. Il tutto mentre proprio
in Europa la Bce è nel pieno del processo di revisione dei modelli avanzati nell'ambito del cosiddetto Trim (Target
review of internal models). Obiettivo: armonizzare le singole prassi e superare le significative difformità nel calcolo
degli attivi ponderati a rischio (Rwa) che si registrano tra i diversi paesi.
Nota: il contenuto del documento deve essere interpretato in relazione al periodo
in cui è stato redatto.
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